Blocco del conto corrente prima del sequestro preventivo: l’indagato puรฒ presentare l’istanza di riesame?

La vicenda giudiziaria origina dalla contestazione all’indagato dei reati previsti dagli artt. 2, 8 e 10 del D. Lgs. n. 74/2000, in forza dei quali veniva richiesto il sequestro preventivo delle somme presenti sul conto corrente.

Il sequestro preventivo veniva anticipato dalla richiesta formulata alla banca circa l’esistenza di rapporti di credito riconducibili all’indagato.

L’istituto, ricevuto il sollecito, autonomamente bloccava l’operativitร  del conto corrente con evidente pregiudizio per l’indagato che, immediatamente, proponeva istanza di riesame, dichiarata inammissibile dal T.dL.

La Suprema Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 31958/2024, ha accolto il ricorso dell’indagato, evidenziando che il “blocco” operato dall’Istituto Bancario, prima del sequestro preventivo, produce gli stessi effetti pregiudizievoli della misura reale, in quanto determina un ๐˜ƒ๐—ถ๐—ป๐—ฐ๐—ผ๐—น๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ถ๐—ป๐—ฑ๐—ถ๐˜€๐—ฝ๐—ผ๐—ป๐—ถ๐—ฏ๐—ถ๐—น๐—ถ๐˜ร  da cui origina l’interesse ad impugnare.

Il Supremo Consesso aderendo ai precedenti arresti ha confermato, ancora una volta, che l’indagato che si veda privato della facoltร  di poter disporre delle somme presenti sul conto corrente sulla base di un provvedimento dell’istituto di credito deve essere tutelato.

L’indagato ha, pertanto, la facoltร  di poter presentare l’istanza di riesame prima che venga data esecuzione al successivo sequestro preventivo in quanto, di fatto, vi รจ giร  un vincolo di indisponibilitร .

Nei confronti di un sequestro preventivo i tempi per proporre l’istanza di riesame sono ridotti e, pertanto, sarร  necessario contattare immediatamente un Avvocato Penalista.

Risponde del reato di getto pericoloso di cose il sindaco che non interviene nel caso di malfunzionamento di un depuratore Comunale?

Il protagonista della vicenda giudiziaria vagliata dalla Suprema Corte di Cassazione รจ un Sindico chiamato a rispondere della contravvenzione ex art. 674 c.p. (๐—ด๐—ฒ๐˜๐˜๐—ผ ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ฐ๐—ผ๐—น๐—ผ๐˜€๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฐ๐—ผ๐˜€๐—ฒ), in quanto un considerevole quantitativo di reflui provenienti dall’impianto di depurazione comunale finivano in mare, imbrattando le acque marine.

La sentenza di condanna, confermata in appello, veniva impugnata innanzi alla Suprema Corte di Cassazione che dichiarava inammissibile il ricorso del sindaco, rilevando che, “in base alla disciplina sugli enti locali, i dirigenti hanno un dovere di controllo limitato al corretto esercizio della funzione di programmazione generale e, quanto al sindaco, dei compiti di ufficiale del governo, restando esclusa la responsabilitร  del sindaco per situazioni derivanti da problemi di carattere tecnico-operativo”.

Lโ€™art. 107 TUEL prevede la delega ai dirigenti amministrativi dellโ€™ente di autonomi poteri organizzativi e dunque permane comunque in capo al sindaco, quale figura politicamente ed amministrativamente apicale del comune, il dovere di controllo sul corretto esercizio delle attivitร  autorizzate.

Egli ha, inoltre, ilย ๐—ฑ๐—ผ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฎ๐˜๐˜๐—ถ๐˜ƒ๐—ฎ๐—ฟ๐˜€๐—ถ ๐—พ๐˜‚๐—ฎ๐—ป๐—ฑ๐—ผ ๐—ด๐—น๐—ถ ๐˜€๐—ถ๐—ฎ๐—ป๐—ผ ๐—ป๐—ผ๐˜๐—ฒ ๐˜€๐—ถ๐˜๐˜‚๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ถ, ๐—ป๐—ผ๐—ป ๐—ฑ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐˜ƒ๐—ฎ๐—ป๐˜๐—ถ ๐—ฑ๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐˜๐—ถ๐—ป๐—ด๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ถ ๐—ฒ๐—ฑ ๐—ผ๐—ฐ๐—ฐ๐—ฎ๐˜€๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฎ๐—น๐—ถ ๐—ฒ๐—บ๐—ฒ๐—ฟ๐—ด๐—ฒ๐—ป๐˜‡๐—ฒ ๐˜๐—ฒ๐—ฐ๐—ป๐—ถ๐—ฐ๐—ผ-๐—ผ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐—ฎ๐˜๐—ถ๐˜ƒ๐—ฒ, ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐—ฝ๐—ผ๐—ป๐—ด๐—ฎ๐—ป๐—ผ ๐—ถ๐—ป ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ฐ๐—ผ๐—น๐—ผ ๐—น๐—ฎ ๐˜€๐—ฎ๐—น๐˜‚๐˜๐—ฒ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ฒ ๐—ผ ๐—นโ€™๐—ถ๐—ป๐˜๐—ฒ๐—ด๐—ฟ๐—ถ๐˜ร  ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—นโ€™๐—ฎ๐—บ๐—ฏ๐—ถ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ.

La Corte ha evidenziato che, nonostante il primo cittadino fosse a conoscenza delle problematiche discendenti dal cattivo funzionamento dell’impianto di depurazione nonchรฉ delle possibile conseguenze sull’ambiente, ha omesso ogni intervento diretto a porre rimedio alla situazione di pericolo, originata dai ripetuti sversamenti di reflui in mare.

Il reato di getto pericoloso di cose รจ un reato contravvenzionale spesso contestato anche a societร  che, a seguito di complesse lavorazioni, emettono fumi molesti o emissioni odorigene nocive per la salute umana.

Nel caso di fumi o emissioni odorigine รจ indubbio che l’accertamento tecnico necessario per la contestazione del reato sia particolarmente complesso anche per la durata delle predette e per la difficile individuazione delle fonti allorquando piรน attivitร  industriali si trovino nella stessa area.

Nell’ipotesi di una contestazione per getto pericoloso di cose รจ opportuno rivolgersi immediatamente ad un Avvocato Penalista.

 

Accertamenti sanitari nel caso di guida in stato di alterazione: possono essere rifiutati?

In occasione di un sinistro stradale il conducente di uno dei veicoli veniva inviato a sottoporsi ad accertamenti per verificare il tasso alcolemico e l’eventuale assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Il conducente si sottoponeva all’esame ematico che dava esito negativo, mentre si rifiutava di fornire un campione di urine e, per tale ragione, veniva tratto a giudizio e condannato per il reato ex art. 187 commi 3 e 8 del D. Lgs. n. 285/1992.

La pronuncia di condanna, confermata in appello, veniva impugnata innanzi alla Suprema Corte di Cassazione che accoglieva il ricorso, evidenziando che “๐—น’๐Ÿญ๐Ÿด๐Ÿณ, ๐—ฐ๐—ผ. ๐Ÿด, ๐—–๐—ผ๐—ฑ. ๐—ฆ๐˜๐—ฟ๐—ฎ๐—ฑ๐—ฎ ๐—ป๐—ผ๐—ป ๐˜€๐—ฎ๐—ป๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฎ ๐—ถ๐—น ๐—ฟ๐—ถ๐—ณ๐—ถ๐˜‚๐˜๐—ผ ๐—ผ๐—ฝ๐—ฝ๐—ผ๐˜€๐˜๐—ผ ๐—ฎ๐—ฑ ๐˜‚๐—ป ๐—ฝ๐—ฎ๐—ฟ๐˜๐—ถ๐—ฐ๐—ผ๐—น๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฟ๐—ฒ๐—น๐—ถ๐—ฒ๐˜ƒ๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฐ๐—ฎ๐—บ๐—ฝ๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ถ ๐—ฏ๐—ถ๐—ผ๐—น๐—ผ๐—ด๐—ถ๐—ฐ๐—ถ ๐—พ๐˜‚๐—ฎ๐—ป๐˜๐—ผ, ๐—ฝ๐—ถ๐˜‚๐˜๐˜๐—ผ๐˜€๐˜๐—ผ, ๐—น๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ฑ๐—ผ๐˜๐˜๐—ฎ ๐—ผ๐˜€๐˜๐—ฎ๐˜๐—ถ๐˜ƒ๐—ฎ ๐—ผ๐˜ƒ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐—ผ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—ถ๐—ฏ๐—ฒ๐—ฟ๐—ฎ๐˜๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ฒ๐—น๐˜‚๐˜€๐—ถ๐˜ƒ๐—ฎ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น’๐—ฎ๐—ฐ๐—ฐ๐—ฒ๐—ฟ๐˜๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐˜‚๐—ป๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ฑ๐—ผ๐˜๐˜๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ด๐˜‚๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ ๐—ถ๐—ป๐—ฑ๐—ถ๐˜‡๐—ถ๐—ฎ๐˜๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฒ๐˜€๐˜€๐—ฒ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ด๐—ฟ๐—ฎ๐˜ƒ๐—ฒ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ถ๐—ฟ๐—ฟ๐—ฒ๐—ด๐—ผ๐—น๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฒ ๐˜๐—ถ๐—ฝ๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ฐ๐—ผ๐—น๐—ผ๐˜€๐—ฎ”.

Ebbene, poichรฉ anche attraverso l’esame ematico ben poteva essere accertata l’assunzione di sostanza stupefacente, non risulta integrato il “rifiuto” presupposto del reato in contestazione.

La Suprema Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento della pronuncia con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello.

Nel caso di elevazione di una contestazione analoga รจ sempre necessario rivolgere ad unย avvocato penalista.

Arresti domiciliari e violazione del divieto di allontanamento: quali sono le conseguenze?

La vicenda giudiziaria decisa dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 8630/2024 affronta il tema della violazione della prescrizioni degli ๐š๐ซ๐ซ๐ž๐ฌ๐ญ๐ข ๐๐จ๐ฆ๐ข๐œ๐ข๐ฅ๐ข๐š๐ซ๐ข concernenti il divieto di allontanamento dalla propria abitazione o da un luogo di privata dimora.

L’imputato, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, veniva colto, a seguito di un controllo, fuori dalla propria abitazione in compagnia di un soggetto detentore di sostanza stupefacente.


La Corte di Appello di Milano disponeva la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari e la sostituzione con la custodia cautelare in carcere ex art. 276 co. 1 ter c.p.p., sottolineando che ๐ฅ’๐ž๐ฉ๐ข๐ฌ๐จ๐๐ข๐จ ๐ข๐ง ๐œ๐จ๐ง๐ญ๐ž๐ฌ๐ญ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž ๐ž๐ซ๐š ๐ ๐ซ๐š๐ฏ๐ž in quanto l’imputato non soltanto aveva trasgredito le prescrizioni imposte, ma era stato colto insieme ad uno spacciatore.

Le circostanze emerse escludevano che l’episodio potesse essere considerato di “lieve entitร ”, unica ipotesi che avrebbe potuto impedire la revoca della misura cautelare in corso e la sostituzione con quella piรน afflittiva.

Occorre rilevare, infine, che la disposizione ex art. 276 co. 1 ter c.p.p. attua una deroga al principio codificato dall’art. 275 bis c.p.p., che impone sempre la valutazione di adeguatezza della misura rispetto alle esigenze cautelari.

Nel caso di violazione della misura degli arresti domiciliari รจ necessario contattare immediatamente un avvocato penalista.

Furto e aggravante dell’esposizione alla pubblica fede

La vicenda giudiziaria decisa dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 21837/2022 riguarda un caso di furto di una borsa all’interno di un’autovettura.

Un uomo veniva arrestato e poi condannato per il reato di di furto aggravato dalla esposizione della cosa alla pubblica fede, ex art. 625 c.p., comma 1, n. 7, per avere prelevato una borsa contenente contanti, carte di pagamento e altri effetti personali, contenuta all’interno di un’autovettura di proprietร  di terzi.

Non accettando la pronuncia di condanna adiva la Suprema Corte di Cassazione, evidenziando che la borsa femminile non era da considerare come normale dotazione di un veicolo ed usualmente destinato alla custodia sulla persona del proprietario.


La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il motivo di gravame, richiamando la nozione di pubblica fede: ๐—ถ๐—น ๐˜€๐—ฒ๐—ป๐˜€๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฎ๐—ณ๐—ณ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ผ ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐˜€๐—ผ ๐—น๐—ฎ ๐—ฝ๐—ฟ๐—ผ๐—ฝ๐—ฟ๐—ถ๐—ฒ๐˜ร  ๐—ฎ๐—น๐˜๐—ฟ๐˜‚๐—ถ ๐—ถ๐—ป ๐—ฐ๐˜‚๐—ถ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ณ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ ๐—ฐ๐—ต๐—ถ ๐—ฑ๐—ฒ๐˜ƒ๐—ฒ ๐—น๐—ฎ๐˜€๐—ฐ๐—ถ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐˜‚๐—ป๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐˜€๐—ฎ, ๐—ฎ๐—ป๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐˜€๐—ผ๐—น๐—ผ ๐˜๐—ฒ๐—บ๐—ฝ๐—ผ๐—ฟ๐—ฎ๐—ป๐—ฒ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ถ๐—ป๐—ฐ๐˜‚๐˜€๐˜๐—ผ๐—ฑ๐—ถ๐˜๐—ฎ.

Inoltre, accanto ai beni esposti alla pubblica fede per destinazione e consuetudine, si collocano quelli quei beni che in tale condizione si trovino in ragione di impellenti bisogni della vita quotidiana.

L’aggravante di cui all’art. 625 c.p., n. 7, ricorre non solo in relazione all’azione furtiva avente per oggetto l’auto ma anche ๐—ฎ ๐—พ๐˜‚๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—ฟ๐—ถ๐—ด๐˜‚๐—ฎ๐—ฟ๐—ฑ๐—ฎ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ด๐—น๐—ถ ๐—ผ๐—ด๐—ด๐—ฒ๐˜๐˜๐—ถ ๐—ถ๐—ป ๐—ฒ๐˜€๐˜€๐—ฎ ๐—ฐ๐˜‚๐˜€๐˜๐—ผ๐—ฑ๐—ถ๐˜๐—ถ che costituiscono un suo accessorio e che, comunque, non sono facilmente trasportabili dal detentore nel momento in cui si allontana dall’autovettura, tra questi, non รจ annoverabile la borsa.

Nel caso di contestazione del reato di furto รจ opportuno contattare un Avvocato Penalista.

 

Guantanamo: il buco nero dei diritti umani

I mass media di tutto il mondo poche ore fa hanno diffuso la notizia dell’accordo intercorso tra tre terroristi, accusati degli attacchi nel 2021 alle Torri Gemelle, e la giustizia militare americana.

Con questo accordo, frutto di trattative durate diversi anni, i tre detenuti si sono dichiarati colpevoli del reato di cospirazione e di circa tremila omicidi, accettando il carcere a vita pur di sfuggire alla pena di morte.

Uno dei tre attentatori, Khalid Shaikh Mohamed, รจ un ingegnere che ha studiato negli Stati Uniti e, secondo l’accusa, avrebbe elaborato il piano per l’attacco.

Lo avrebbe proposto personalmente a Osama Bin Laden nel 1996 e nel 2001 avrebbe contribuito a metterlo in pratica.

I detenuti, catturati in Pakistan nel 2023, hanno trascorso diversi anni, dapprima, in un istituto penitenziario Cinese, rimasto segreto e, poi, sono stati trasferiti nel Campo di Prigionia di Guantanamo.

Sono rinchiusi, come tanti altri, da circa 20 anni in attesa di un processo, mai iniziato sia per le dimissioni continue di avvocati e giudici, sia perchรฉ le confessioni sono state estorte con reiterate torture e, quindi, con evidenza inutilizzabili come mezzo di prova.

Secondo quanto riportato negli atti, la mente dell’attacco alle Torri Gemelle avrebbe subito 183 episodi di waterboarding.

Si tratta di una forma di tortura consistente nell’immobilizzare un individuo in modo che i piedi si trovino piรน in alto rispetto alla testa e nel versargli acqua sulla faccia in modo che la predetta, entrando dagli orifizi respiratori, stimoli il riflesso faringeo che provoca l’effetto di annegamento.

Le condizioni di Guantanamo sono state definite inumane da chi ha potuto visitare la struttura e, quindi, apertamente lesive dei diritti umani tutelati dalla Convenzioni Internazionali.

Da alcuni la struttura รจ stato definita “il buco nero dei diritti umani“.

Le continue torture inflitte ai prigionieri hanno causato gravi conseguenze fisiche e psichiche, tali, in alcuni casi, da impedire l’avvio del processo per la sopravvenuta incapacitร  dell’accusato di parteciparvi in modo consapevole.

All’interno dell’istituto di pena sono transitati, in venti anni, circa 780 detenuti, alcuni sono stati condotti presso la struttura senza un’accusa formale.

Nonostante l’accordo raggiunto tra presunti colpevoli e la giustizia militare, i familiari delle vittime, tempestivamente informati, hanno manifestato il proprio sdegno, in quanto la punizione emessa dall’autoritร  giudiziaria doveva essere un’altra: la pena di morte.

Fassino e il furto del profumo: puรฒ evitare la sentenza di condanna?

Recentemente su tutti i mass-media nazionali si รจ dato risalto al furto di un profumo Chanel Chance del valore di euro centotrenta commesso all‘ex onorevole Fassino.

Questi si sarebbe appartato all’interno di un negozio dell’aeroporto di Fiumicino e avrebbe nascosto il profumo in una tasca della giaccia, per poi uscire di soppiatto dall’esercizio commerciale senza pagare.

Colto in fragranza di reato dagli addetti alla sicurezza, avrebbe fornito una versione inverosimile dell’accaduto, smentita pochi minuti dopo dalle videoriprese effettuate dalle telecamere presenti all’interno dell’esercizio.

Negli ultimi giorni, un’altra notizia รจ stata diffusa., con molta probabilitร  il processo non si terrร !

Vediamo insieme la strategia che la difesa dell’ex onorevole potrebbe adottare per chiudere definitivamente la vicenda, evitando anche un processo pubblico.

Occorre evidenziare che il reato di furto ex art. 624 c.p. sanziona la condotta di chi si impossessa della cosa mobile altrui (nella specie confezione di profumo), sottraendola a chi la detiene, con il fine precipuo di conseguire un ingiusto profitto.

Emerge, pertanto, che la contestazione elevata all’ex onorevole รจ corretta e risulterebbe anche fornita di una prova consistente dal momento che le telecamere installate nell’esercizio commerciale hanno ripreso tutti i movimenti dell’indagato fino all’uscita dal negozio con in tasca il profumo.

Insomma, la Procura ha tra le mani delle ottime carte per ottenere una pronuncia di condanna.

Tuttavia, il codice penale consente all’indagato di evitare il giudizio penale mediante dei rimedi che hanno l’obiettivo precipuo di ridurre il numero dei processi pendenti.

Mi spiego meglio, ci sono sempre delle scappatoie.

La strategia piรน rapida e, a mio avviso indolore, รจ racchiusa nell’art. 162 ter del c.p. che disciplina “l’estinzione del reato per condotte riparatorie” .

Per i reati procedibili a querela soggetta a remissione, la disposizione richiamata prevede l’estinzione del reato allorquando l’imputato abbia riparato integralmente il danno prima dell’apertura del dibattimento.

Il furto rientra nel novero dei reati per i quali รจ possibile conseguire l’estinzione in quanto procedibile, salvo ipotesi residuali, soltanto a querela di parte.

Inoltre, si รจ in una fase ancora embrionale e, quindi, l’indagato รจ sicuramente in tempo per avvalersene.

L’unico reato, procedibile a querela, per il quale รจ preclusa รจ quello disciplinato dall’art. 612 bis c.p.

Anche la difesa di Fassino potrebbe scegliere questo rimedio, risarcendo il danno arrecato al titolare dell’esercizio commerciale mediante l’offerta di una somma di denaro, che dovrร  essere congrua/adeguata e che, ove accettata, determinerร  immediatamente l’estinzione del reato e, pertanto, la chiusura del processo.

Peraltro, anche nell’ipotesi in cui il danneggiato dovesse ritenere la cifra offerta non congrua l’ultima parola spetterร  al giudice.

E’ evidente che poichรฉ il valore del bene sottratto รจ contenuto, sono alte che probabilitร  che il processo si chiuda prima di iniziare, con un esito favorevole all’ex onorevole.

Truffa on-line: come difendersi?

Negli ultimi anni il numero delle truffe on-lineรจ cresciuto esponenzialmente.

Quasi quotidianamente i mass media ci raccontano episodi gravi di sottrazione di denaro mediante l’impiego di mezzi digitali, basti pensare ai numerosi casi di clienti di Posteche ricevono messaggi che comunicano la sussistenza di problemi tecnici.

Il cliente preoccupato clicca sul link, che rimanda a un finto sito internet di Poste, dove รจ invitato ad inserire i propri dati. Subito dopo l’ignaro titolare del conto verrร  invitato ad effettuare un bonifico su un conto “sicuro”, non immaginando che in quel modo avrร  perso definitamente i suoi risparmi.

Un caso piรน eclatante ha riguardato l’influencer C. Ferragni indagata per truffa per aver fatto credere che il corrispettivo per l’acquisto di un panettone sarebbe andato in beneficenza per l’acquisto di un macchinario sanitario, tuttavia, la somma era stata giร  stanziata.

Questi esempi ci consentono di capire che una truffa puรฒ assumere diverse forme.

Va segnalato, peraltro, che il piรน delle volte, a seguito della sottrazione รจ impossibile recuperare il bottino.

Le denunce vagliate dalle procure sono centinaia, spesso portano ad una sentenza di condanna dell’autore del reato, ma le percentuali di recupero delle somme sottratte sono basse.

Il reato di truffa, disciplinato all’art. 640 c.p., prevede che “Chiunque con artifizi o raggiri inducendo taluno in errore, procura a sรฉ o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, รจ punito. con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032″.

Pertanto, ai fini dell’integrazione del reato, sono necessari i seguenti elementi:

  • un artifizio ovverosia la dissimulazione della realtร  o, in alternativa, un raggio ovverosia una macchinazione volta a far credere che una cosa sia vera;
  • l’artifizio o il raggiro devono essere idonei a far cadere in errore;
  • l’artifizio o il raggiro devono persuadere la vittima a consegnare/dare qualcosa al reo, con conseguente danno per la prima.

Come possiamo difenderci o prevenire la perpetrazione di una truffa on-line?

Di seguito un breve elenco di consigli per ridurre il rischio di essere truffati:

  • Utilizzare software e browser completi ed aggiornati: un buon antivirus puรฒ fare la differenza;
  • Scegliere siti certificati e ufficiali;
  • Leggere sempre i commenti e i feedback di altri acquirenti;
  • Utilizzare le app ufficiali dei negozi online;
  • Utilizzare soprattutto carte di credito ricaricabili;
  • Leggere con attenzione i mittenti della mail e il loro contenuto;
  • Contattare subito i canali ufficiali degli istituti di credito nel caso di ricezione di sms di provenienza dubbia.

Diffamazione a mezzo trasmissione televisiva: dove si radica la competenza territoriale?

Oggi il tema รจ caldo, torniamo ad esaminare il reato di diffamazione ex art. 595 c.p., soffermandoci sulle problematiche connesse all’individuazione del giudice competente per territorio.

I due protagonisti della vicenda giudiziaria venivano tratti a giudizio per il reato di diffamazione aggravata per aver trasmesso un servizio televisivo “Speciale le Iene, delitto Garlasco, la veritร  di Alberto Stasi” in cui si insinuava un coinvolgimento nell’omicidio di Chiara Poggi della sig.ra S.C., la quale presentava una denuncia/querela per aver subito un’ evidente lesione della reputazione, da cui originava un procedimento penale a carico dell’autore e del conduttore della trasmissione.

Il giudizio penale subiva un immediato arresto in quanto la difesa degli imputati sollevava l’incompetenza del Tribunale di Milano, in favore del Tribunale di Monza, secondo quanto previsto dall’art. 9 co. 1 del c.p.p.

Il giudice, rilevando la sussistenza di un contrasto in giurisprudenza circa l’individuazione della competenza per territorio con riferimento al reato di diffamazione mediante trasmissione radiotelevisive con attribuzione di un fatto determinato, ha rimesso la decisione alla Corte di Cassazione.

Di seguito i due orientamenti contrastanti:

  • in tema di diffamazione con il mezzo delle trasmissioni radiotelevisive, la competenza per territorio deve essere fissata, in applicazione dell’art. 30 co. 5 della L. n. 223/1990, nel foro di residenza della persona offesa;
  • diversamente, eccetto che con riferimento ai soggetti indicati nella norma ovvero per il concessionario privato, la concessionaria pubblica o la persona delegata al controllo della trasmissione, trova applicazione l’art. 9 co. 1 c.p.p.

Deve rilevarsi, altresรฌ, che la Corte Costituzionale con sentenza n. 150/2021 ha dichiarato l’incostituzionalitร  dell’art. 30 co. 4 della L. n. 223/1990, disposizione inscindibilmente collegato al comma 5 richiamato nella parte che precede.

In particolare, l’art. 30 co. 5 della legge citata prevede che “per i reati di cui ai commi 1,2 e 4 del presente articolo si applicano le disposizioni di cui all’art. 21 della L. n. 47/1948. Per i reati di cui al co. 4 il foro competente รจ determinato dal luogo di residenza della persona offesa.

Vediamo di seguito la decisione della Suprema Corte di Cassazione che ha vagliato i due orientamenti antitetici elaborati in giurisprudenza, partendo dall’analisi della pronuncia della Corte Costituzionale.

La dichiarazione di illegittimitร  costituzionale del co. 4 dell’art. 30 incide esclusivamente sul trattamento sanzionatorio, senza limitare gli effetti della regola speciale di competenza territoriale che, peraltro, รจ stata introdotta con la L. del 1990 per tutelare la persona offesa.

La L. del 1990 ha indicato quale criterio del radicamento della competenza territoriale con riferimento alle condotte integranti il reato di diffamazione, commessa in occasione di trasmissione radiotelevisive mediante l’attribuzione di un fatto determinato, il luogo di residenza della persona offesa.

Di contro l’obiettivo dell’intervento costituzionale era quello di apprestare una tutela rafforzata alla libertร  di pensiero, minacciata da una sanzione detentiva.

Di conseguenza, sebbene il co. 5 richiami il co. 4 dell’art. 30, non vi รจ stato alcun intervento diretto a “colpire” il criterio di competenza territoriale che, come esposto, assicura una tutela rafforzata alla vittima e, pertanto, risulta non intaccato dall’intervento costituzionale.

Va rilevato, altresรฌ, che una lettura organica dei differenti orientamenti giurisprudenziali e della sentenza della Consulta consente di affermare che nell’ipotesi di condotta diffamatoria commessa nel corso di una trasmissione televisiva mediante l’attribuzione di un fatto determinato, la competenza territoriale andrร  radicata innanzi la giudice del luogo di residenza della persona offesa.

Composto il contrasto giurisprudenziale, la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 26919/2024 ha indicato la competenza territoriale del Tribunale di Milano, foro della persona offesa del reato.

Maltrattamenti contro familiari o conviventi e stalking: come distinguerli?

Il tema scelto all’interno della rubrica “Dialoghi Penali” affronta il sottile distinguo tra il reato di maltrattamenti contro familiari o conviventi ex art. 572 c.p. e quello di stalking ex art. 612 bis c.p.

La vicenda giudiziaria, che offre l’occasione per esaminare gli elementi di comunanza e quelli di differenziazione tra le due fattispecie, vede protagonista un uomo accusato di reiterate condotte violente nei confronti della compagna, anche alla presenza del figlio minore, proseguite, secondo l’impianto accusatorio, in seguito alla rottura del rapporto.

Condannato in primo grado, con sentenza confermata in appello, per il reato di maltrattamenti, adiva la Suprema Corte di Cassazione, sollevando plurimi motivi di censura.

La Corte, di ufficio, evidenziava la necessitร  di vagliare la corretta qualificazione dei fatti in contestazione, in ragione di alcuni accadimenti successivi alla cessazione della convivenza.

Invero, il reato ex art. 572 c.p. presuppone che le condotte siano commesse nei confronti di un familiare ovvero nei confronti del convivente.

Tuttavia, come giร  esposto, alcuni comportamenti vessatori erano perpetrati in un momento successivo alla interruzione del rapporto di convivenza e, pertanto, non poteva essere esclusa a priori la riconducibilitร  dei predetti alla fattispecie di stalking ex art. 612 bis c.p.

Le due fattispecie hanno in comune la reiterazione di condotte violente, moleste o di minaccia, tuttavia, sono differenti il campo di applicazione e le conseguenze per la vittima.

La Suprema Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 9187/2023, ha annullato la decisione della Corte di Appello rinviando ad altra sezione, in quanto ha ritenuto che la sentenza di merito fosse deficitaria nella parte relativa alla prova dell’elemento oggettivo della convivenza.

Il Giudice di merito dovrร  accertare se alcune condotte penalmente rilevanti sono state commesse dopo la cessazione della convivenza.

In tal caso, l’imputato sarร  chiamato a rispondere del reato di maltrattamenti ex art. 572 c.p. in concorso con quello di stalking. 612 bis c.p., invece, nell’ipotesi in cui la Corte di Appello dovesse ritenere che la relazione si รจ interrotta in un momento successivo rispetto all’ultimo fatto, il reo risponderร  soltanto del primo reato.