Arresti domiciliari e violazione del divieto di allontanamento: quali sono le conseguenze?

La vicenda giudiziaria decisa dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 8630/2024 affronta il tema della violazione della prescrizioni degli ๐š๐ซ๐ซ๐ž๐ฌ๐ญ๐ข ๐๐จ๐ฆ๐ข๐œ๐ข๐ฅ๐ข๐š๐ซ๐ข concernenti il divieto di allontanamento dalla propria abitazione o da un luogo di privata dimora.

L’imputato, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, veniva colto, a seguito di un controllo, fuori dalla propria abitazione in compagnia di un soggetto detentore di sostanza stupefacente.


La Corte di Appello di Milano disponeva la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari e la sostituzione con la custodia cautelare in carcere ex art. 276 co. 1 ter c.p.p., sottolineando che ๐ฅ’๐ž๐ฉ๐ข๐ฌ๐จ๐๐ข๐จ ๐ข๐ง ๐œ๐จ๐ง๐ญ๐ž๐ฌ๐ญ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž ๐ž๐ซ๐š ๐ ๐ซ๐š๐ฏ๐ž in quanto l’imputato non soltanto aveva trasgredito le prescrizioni imposte, ma era stato colto insieme ad uno spacciatore.

Le circostanze emerse escludevano che l’episodio potesse essere considerato di “lieve entitร ”, unica ipotesi che avrebbe potuto impedire la revoca della misura cautelare in corso e la sostituzione con quella piรน afflittiva.

Occorre rilevare, infine, che la disposizione ex art. 276 co. 1 ter c.p.p. attua una deroga al principio codificato dall’art. 275 bis c.p.p., che impone sempre la valutazione di adeguatezza della misura rispetto alle esigenze cautelari.

Nel caso di violazione della misura degli arresti domiciliari รจ necessario contattare immediatamente un avvocato penalista.

Furto e aggravante dell’esposizione alla pubblica fede

La vicenda giudiziaria decisa dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 21837/2022 riguarda un caso di furto di una borsa all’interno di un’autovettura.

Un uomo veniva arrestato e poi condannato per il reato di di furto aggravato dalla esposizione della cosa alla pubblica fede, ex art. 625 c.p., comma 1, n. 7, per avere prelevato una borsa contenente contanti, carte di pagamento e altri effetti personali, contenuta all’interno di un’autovettura di proprietร  di terzi.

Non accettando la pronuncia di condanna adiva la Suprema Corte di Cassazione, evidenziando che la borsa femminile non era da considerare come normale dotazione di un veicolo ed usualmente destinato alla custodia sulla persona del proprietario.


La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il motivo di gravame, richiamando la nozione di pubblica fede: ๐—ถ๐—น ๐˜€๐—ฒ๐—ป๐˜€๐—ผ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฎ๐—ณ๐—ณ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ผ ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐˜€๐—ผ ๐—น๐—ฎ ๐—ฝ๐—ฟ๐—ผ๐—ฝ๐—ฟ๐—ถ๐—ฒ๐˜ร  ๐—ฎ๐—น๐˜๐—ฟ๐˜‚๐—ถ ๐—ถ๐—ป ๐—ฐ๐˜‚๐—ถ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ณ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ ๐—ฐ๐—ต๐—ถ ๐—ฑ๐—ฒ๐˜ƒ๐—ฒ ๐—น๐—ฎ๐˜€๐—ฐ๐—ถ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐˜‚๐—ป๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐˜€๐—ฎ, ๐—ฎ๐—ป๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐˜€๐—ผ๐—น๐—ผ ๐˜๐—ฒ๐—บ๐—ฝ๐—ผ๐—ฟ๐—ฎ๐—ป๐—ฒ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ถ๐—ป๐—ฐ๐˜‚๐˜€๐˜๐—ผ๐—ฑ๐—ถ๐˜๐—ฎ.

Inoltre, accanto ai beni esposti alla pubblica fede per destinazione e consuetudine, si collocano quelli quei beni che in tale condizione si trovino in ragione di impellenti bisogni della vita quotidiana.

L’aggravante di cui all’art. 625 c.p., n. 7, ricorre non solo in relazione all’azione furtiva avente per oggetto l’auto ma anche ๐—ฎ ๐—พ๐˜‚๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—ฟ๐—ถ๐—ด๐˜‚๐—ฎ๐—ฟ๐—ฑ๐—ฎ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—ด๐—น๐—ถ ๐—ผ๐—ด๐—ด๐—ฒ๐˜๐˜๐—ถ ๐—ถ๐—ป ๐—ฒ๐˜€๐˜€๐—ฎ ๐—ฐ๐˜‚๐˜€๐˜๐—ผ๐—ฑ๐—ถ๐˜๐—ถ che costituiscono un suo accessorio e che, comunque, non sono facilmente trasportabili dal detentore nel momento in cui si allontana dall’autovettura, tra questi, non รจ annoverabile la borsa.

Nel caso di contestazione del reato di furto รจ opportuno contattare un Avvocato Penalista.

 

Investimento fuori dalle strisce e assoluzione per il reato di lesioni personali colpose…

Nel 2022 ho dato vita alla rubrica “dialoghi penali” raccontandovi delle storie, naturalmente vere, di casi affrontati dalla Suprema Corte di Cassazione. Ho provato delle forti emozioni in quanto mi sono sentito, mentre scrivevo, parte di quelle vicende processuali, sebbene fossi, per una volta, soltanto uno spettatore. Di solito, invece, siedo accanto alla parte, imputato o parte civile, davanti al giudice e, mentre attendo, in religioso silenzio, che mi venga data la parola, sento un fremito, che preannuncia l’inizio della battaglia. Talvolta il mio avversario รจ la Procura, talvolta, un collega, in ogni caso, un avvocato vive per quei momenti in cui scende nell’arena e lotta, senza risparmiarsi, come un gladiatore.

In queste ore il bisogno di iniziare il 2023 con un nuovo racconto mi ha spinto ad accendere di fretta il computer e a scrivere.

Iniziamo subito..

Il protagonista del nuovo caso ha investito, alla guida della propria autovettura, due pedoni che attraversavano la carreggiata fuori dalle strisce pedonali.

La Procura ha contestato all’imputata di aver tenuto un comportamento colposo per non aver mantenuto una velocitร  adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada (art. 140 del D.Igs. 30 aprile 1992, n. 285).

La velocitร  era stata tale da non impedire l’urto, provocando ai due pedoni lesioni giudicate guaribili in piรน di 40 giorni.

All’autista veniva contestato il reato diย lesioni personali colposeย disciplinato, all’epoca dei fatti, e cioรจ nel 2014, allorquando si verificรฒ l’investimento, dall’art. 590 c.p. Oggi, invece, il reato di lesioni personali colpose con violazione delle norme sulla circolazione stradale รจ disciplinato dall’art. 590 bis c.p. introdotto dalle legge n. 41 del 23 marzo 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 70 del 24 marzo 2016. Si rileva, peraltro, che la fattispecie di cui al primo comma dell’art. 590 bis c.p. prima procedibile d’ufficio, oggi, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, รจ diventata procedibile soltanto a querela di parte.

 

In primo grado l’imputata รจ stata assolta, tuttavia, la Cassazione ha censurato la pronuncia del Giudice di Pace in quanto in contrasto con i principi fissati dalla giurisprudenza.

Di seguito i principi esposti:

a)ย ยซPoichรฉ l’esercizio del diritto di precedenza non puรฒ considerarsi illimitato, dovendo essere sempre subordinato al principio del “neminem laedere“, ove un pedone attraversi la carreggiata fuori delle apposite strisce, il conducente del veicolo รจ tenuto a rallentare la velocitร  e, addirittura, ad interrompere la marcia al fine di evitare incidenti che potrebbero derivare proprio da mancata cessione della precedenza a suo favore. Se ciรฒ non faccia, la responsabilitร  per l’eventuale evento colposo verificatosi รจ sempre a lui attribuibile, pur se al comportamento del pedone possa, secondo le condizioni del caso, attribuirsi una efficienza causale concorsuale in base all’apprezzamento motivato del giudice di meritoยป (Cass. pen. sez. IV, n. 3347 del 24/1/1994, Pirani Rv. 197931);

b) ยซIn caso di incidente stradale con investimento di pedone la repentinitร  dell’attraversamento da parte di questo non รจ sufficiente ad escludere la responsabilitร  del conducente che non abbia in precedenza osservato una condotta esente da colpaยป (Cass. pen. sez. IV, n. 14567 del 5/5/1989, Pellegrini, Rv. 182380).

ยซIn tema di circolazione stradale, l’abbagliamento da raggi solari del conducente di un automezzo non integra un caso fortuito e, pertanto, non esclude la penale responsabilitร  per i danni che ne siano derivati alle persone. In una tale situazione (di abbagliamento) il conducente รจ tenuto ad interrompere la marcia, adottando opportune cautele onde non creare intralcio alla circolazione ovvero l’insorgere di altri pericoli, ed attendere di superare gli effetti del fenomeno impeditivo della visibilitร  (Conf. Mass. n. 152760)ยป.

Il Tribunale, quale giudice del rinvio, investito dalla Corte Suprema di Cassazione di un nuovo vaglio, emetteva nuova sentenza di assoluzione, rilevando che all’autista non poteva muoversi alcun addebito a titolo di colpa. Difatti, non era stata dimostrata, in sede di istruttoria dibattimentale, nรฉ una colpa specifica (velocitร  non prudenziale) nรฉ una colpa generica. Dalle deposizioni testimoniali emergeva soltanto la bassa velocitร  tenuta dal conducente, l’assenza di segni di frenata e la visibilitร  ridotta. Tutti elementi neutri, inidonei a fondare la violazione di una regola di cautelare. Di contro, la descrizione del comportamento dei pedoni aveva mostrato una chiara e manifesta imprevedibilitร , in quanto si erano improvvisamente e imprudentementeย riversati in strada. La pronuncia assolutoria veniva confermata dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 45899/2022.