Il caso
Un uomo, accusato del reato ex art. 600 quater c.p., formulava tempestivamente, a mezzo del proprio difensore, richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova che, tuttavia, veniva rigettata.
Il Giudice non accoglieva l’istanza in quanto, al momento della sua presentazione, l’imputato era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per il pericolo di recidiva e, pertanto, formulava una prognosi negativa.
Condannato in primo grado l’imputato reiterava la richiesta nei motivi di appello, ma l’istanza sortiva analoga sorte.

La decisione
La Suprema Corte di Cassazione, a seguito di regolare proposizione di atto di impugnazione, ha accolto sul punto la censura dell’imputato, rilevando che il diniego ancorato esclusivamente ad una valutazione discendente dall’attualità della misura cautelare personale in corso, non appare conforme ai differenti parametri ex art. 133 c.p. , anche in considerazione della condotta collaborativa tenuta in sede di perquisizione dal ricorrente e del successivo percorso intrapreso nel periodo di restrizione, elementi esclusi arbitrariamente dal Giudice di merito nella sua valutazione.
La decisione, pertanto, è stata annullata con rinvio per un novo giudizio.