Il dipendente pubblico che si allontana dal posto di lavoro per la pausa caffè senza timbrare risponde del reato di truffa aggravata?

La vicenda giudiziaria vede protagonista un dipendente pubblico accusato del reato di truffa aggravata per essersi allontanato, più volte, dal posto di lavoro senza aver timbrato il cartellino.

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33015/2024, ha rigettato il ricorso proposto dal difensore dell’imputato avverso la statuizione della Corte di Appello di Trieste che aveva confermato la pronuncia di prescrizione per il reato ex art. 640 co. 2 n.1 c.p..

All’imputato veniva contestato di essersi allontanato, più volte, dal luogo di lavoro per la pausa caffè, senza aver mai timbrato il badge, con conseguente inganno per la P.A. , in quanto in tal modo veniva conteggiato un numero di ore lavorative superiore rispetto a quelle effettivamente prestato, con conseguente profitto per l’autore della condotta e correlato danno per l’Ente.

Con il ricorso per Cassazione venivano sollevati differenti motivi di censura: 1) la pausa caffè senza timbratura doveva ritenersi riconosciuta in quanto il contratto collettivo nazionale consente “brevi refezioni”; 2) le brevi uscite non hanno compromesso lo svolgimento delle funzioni dell’ufficio e il danno quantificato in € 900,00 non integrerebbe l’elemento richiesto dalla fattispecie incriminatrice.

La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo che l’omessa timbratura del dipendente costituisce un artifizio idoneo ad ingannare e ha ribadito che il nocumento può essere integrato anche da poche centinaia di euro.

Pubblicato da Fabio Torluccio

Mi chiamo Fabio Torluccio e sono un avvocato penalista Salerno. Iscritto all'albo degli avvocati dal 2014 e mi occupo di difesa penale e consulenza no profit.

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