La ritrattazione della persona offesa è idonea da sola ad escludere l’attualità delle esigenze cautelari?

La vicenda giudiziaria scelta per la rubrica “Dialoghi Penali” affronta il tema della rilevanza della ritrattazione della persona offesa nell’ambito di un procedimento a carico di un uomo (ex compagno della vittima), accusato del reato di maltrattamenti ex art. 572 c.p. e di lesioni aggravate ex artt. 582-585 c.p., che aveva indotto il Tribunale del Riesame a disporre la revoca delle misure cautelari applicate in via congiunta.

Il caso origina dall’impugnazione proposta dal PM nei confronti dell’ordinanza emessa del Tribunale che aveva disposto la revoca delle misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla p.g., dell’obbligo di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento o di comunicazione con la persona offesa.

La decisione aveva escluso l’attualità delle esigenze cautelari ex art. 274 c.p.p., riconosciute dal provvedimento genetico, in quanto la persona offesa aveva riferito che il partner era cambiato ed era anche ripresa la convivenza.

Non condividendo le motivazioni del riesame, il PM proponeva ricorso per Cassazione evidenziando la manifesta contraddittorietà del provvedimento impugnato nella parte in cui aveva riconosciuto l’attendibilità delle dichiarazioni accusatorie della persona offesa e, poi, in un secondo momento, la credibilità della ritrattazione, omettendo una ricostruzione completa del clima familiare, caratterizzato da un stato di soggezione acclarato, in cui era stata adottata la seconda determinazione di segno opposto.

La Suprema Corte di Cassazione – Sez. VI – con la pronuncia n. 44544/2024 ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza con rinvio al Tribunale competente ex art. 309 co. 7 c.p.p.

Scopriamo insieme le motivazioni…

La pronuncia ha rilevato la manifesta contraddittorietà dell’ordinanza del riesame che ha omesso una ricostruzione completa dei fatti dai quali emergeva un rapporto di soggezione consolidato nel tempo, connotato da violenze e minacce, peraltro confermato anche dal racconto dei familiari della persona offesa.

La vittima, al momento della ritrattazione, si trovava in uno stato di soggezione determinato dalla reiterazione di condotte di abuso perpetrate all’interno del contesto familiare.

La successiva ritrattazione appariva, pertanto, non spontanea ma riconducibile all’insistenza dell’indagato che, peraltro, aveva già anticipato ai carabinieri la ritrattazione della vittima.

Inoltre, la Corte ha censurato l’assenza di una valutazione autonoma circa le esigenze di tutela dell’incolumità della vittima.

Pubblicato da Fabio Torluccio

Mi chiamo Fabio Torluccio e sono un avvocato penalista Salerno. Iscritto all'albo degli avvocati dal 2014 e mi occupo di difesa penale e consulenza no profit.

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