Estradizione: il requisito della cittadinanza francese può salvarti dalla consegna?

Dopo una lunga pausa per ricaricare le batterie ripartiamo con un caso molto interessante in tema di estradizione.

Per estradizione si intende la richiesta di consegna di un individuo presente sul territorio a un altro Stato che ne abbia fatto richiesta (estradizione attiva), al fine di dare esecuzione a una pena detentiva (estradizione esecutiva) o a un processo (estradizione processuale).

La vicenda giudiziaria originava dalla richiesta di estradizione ricevuta dalla Corte di Appello di Roma da parte degli Stati Uniti per la consegna di un cittadino francese accusato di aver commesso il reato di sottrazione di minore.

La Corte di Appello di Roma, previa audizione del cittadino francese, accoglieva la richiesta di estradizione.

Il ricorrente, a mezzo del proprio difensore, adiva la Suprema Corte di Cassazione lamentando l’omessa comunicazione della procedura di estradizione alla Francia, quale stato membro dell’Unione Europea, evidenziando la lesione del diritto di cittadinanza.

Nello specifico, l’omessa comunicazione avrebbe impedito alla Francia di richiedere la consegna dell’estradando, al fine di negare la successiva consegna allo stato richiedente (Stati Uniti).

L’art. 696 co. 4 del Codice di Procedura Penale Francese prevede che l’estradizione non può essere accordata quando la persona di cui si chiede la consegna ha la cittadinanza francese.

Inoltre, l’art. 3 del Trattato di estradizione Francia- Stati Uniti stabilisce che se la Francia nega la consegna unicamente per motivi di cittadinanza, lo stato richiedente può avanzare istanza affinché lo stato eserciti l’azione penale.

Peraltro, la giurisprudenza euro-unitaria, in casi analoghi, ha ribadito la necessità di informare lo stato membro in cui la persona ha la cittadinanza.

Comunicazione che, come rappresentato, dalla difesa del ricorrente risultava del tutto assente.

L’obbligo di comunicazione consente, di fatto, allo Stato destinatario (Francia) di emettere un mandato di arresto europeo, chiedendone la consegna per poi esercitare l’azione penale nei confronti dell’accusato.

La Suprema Corte, con la sentenza n. 21955/2024, ha accolto il ricorso annullandola sentenza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Appello di Roma.

La Corte ha evidenziato la necessità di informare la Francia della pendenza della procedura di estradizione con fissazione di un termine entro il quale dovrà essere emesso il mandato di arresto europeo.

Nell’ipotesi in cui quest’ultima non dovese emetterlo, la Corte di Appello potrà decidere sulla consegna agli Stati Uniti del cittadino francese.

Pubblicato da Fabio Torluccio

Mi chiamo Fabio Torluccio e sono un avvocato penalista Salerno. Iscritto all'albo degli avvocati dal 2014 e mi occupo di difesa penale e consulenza no profit.

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