La misura cautelare può essere aggravata al soggetto che sui social segue i parenti della vittima?

Il protagonista della vicenda giudiziaria è un uomo accusato di omicidio preterintenzionale che, durante il periodo di sottoposizione alla misura cautelare degli arresti domiciliari con il divieto di comunicazione con persone diverse dai conviventi, veniva sorpreso a seguire sui social i prossimi congiunti della vittima.

Il GIP presso il Tribunale di Messina disponeva l’aggravamento della misura, applicando quella inframuraria, atteso il pericolo di reiterazione della condotta.

A seguito del rigetto dell’appello proposto innanzi al Tribunale di Messina l’imputato adiva la Suprema Corte di Cassazione, evidenziando che il pericolo di reiterazione era puramente astratto, non potendo discendere soltanto dalla gravità del reato in contestazione.


Vediamo i motivi della decisione.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, evidenziando che il comportamento “intrusivo” del ricorrente può essere agevolmente neutralizzato, bloccando sui social la persona non gradita.

La decisione, inoltre, ha escluso che il pericolo di reiterazione possa desumersi dal titolo di reato, in assenza di ulteriori circostanze indicative della sussistenza della possibilità della commissione di analogo delitto, ritenendo pertanto adeguata la misura degli arresti domiciliari.

Nel caso in esame, le indagini non hanno dimostrato che l’uomo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari all’interno di un’abitazione distante dal luogo di residenza dei parenti della vittima, abbia posto in essere ulteriori comportamenti rispetto al mero utilizzo del social.